AFRICA 1991

I made my first trip outside the European continent in 1991, at the age of twenty-five, thanks to a group of friends from Mantua and thanks to Walter and Maurizio who opened up a world to me, the world of travellers. Maurizio was a veteran of travels in North-West Africa, a true guide for the trail that would take us through the Algerian Shara desert from Tunis to El Golea, Tamanrasset, Arlit, Agadez, up to Niamey in Niger. The caravan consisted of five petrol-powered Peugeot 504 2000s, equipped with various spare parts and drums for water and petrol. Each car had two crew members apart from Walter and I who carried one car each.

Il mio primo viaggio fuori dal continente europeo lo feci nel 1991, a venticinque anni, grazie ad un gruppo di amici di Mantova e grazie a Walter e Maurizio che mi aprirono un mondo, il mondo dei viaggiatori. Maurizio era un veterano dei viaggi nel Nord-Ovest dell’Africa, una vera guida per la pista che ci avrebbe fatto attraversare il deserto del Shara Algerino da Tunisi a El Golea, Tamanrasset, Arlit, Agadez, fino a Niamey in Niger. La carovana era composta da cinque Peugeot 504 2000 a benzina, equipaggiate con vari pezzi di ricambio e fusti per acqua e benzina. Ogni macchina aveva due persone di equipaggio a parte io e Walter che portavamo una macchina a testa.

On January 12, 1991, we embarked with five cars from the port of Genoa and on the 13th we landed in Tunis. After passing the customs controls we left in the direction of Tozeur, where we spent the night and then set off again on the 14th in the morning towards El Golea. The next day we reached the In Salah oasis and camped in the desert.

Il 12 Gennaio 1991, ci imbarcammo con cinque vetture dal porto di Genova e il 13 sbarcammo a Tunisi. Passati i controlli doganali partimmo in direzione di Tozeur, dove passammo la notte per poi ripartire il 14 mattina verso El Golea. Il giorno successivo raggiungemmo l’oasi di In Salah e ci accampammo nel deserto.

On January 16th we passed through the gorges of Arak, an area which, descending from the plateau, forms wonderful canyons where some Tuareg tribes lived. We drank tea and headed to Tamarasset where we met a group of French and Australian travelers with whom we had lunch and overnight. The next day, after communicating our data and the journey to the police station, we took the track through the desert to get to In Guezzam, the border with Niger. During the journey one of our cars carrying the duo Rangoni and Affini takes the wrong direction in an area full of large dunes and various tracks that go around them and loses contact with the group which as it proceeded raised clouds of sand and no one noticed that a car to the meeting point. In the meantime I had fallen behind a few kilometers because during a skid I ended up on a sharp rock breaking through and puncturing the rear wheel differential and losing all the oil. We managed to repair the leak with a two-component steel paste and, once the oil was re-oiled, I joined the group. In the meantime, other travelers had arrived who brought little reassuring news: “Saddam Hussein had invaded Kuait and all the Muslim people were in turmoil, the Europeans and above all the Americans were not safe in Algeria”.

Il 16 Gennaio transitammo perle gole di Arak, una zona che scendendo dall’altopiano forma dei canyon meravigliosi nei quali risiedevano alcune tribù Tuareg. Abbiamo bevuto un tè e ci siamo diretti a Tamarasset dove abbiamo incontrato un gruppo di viaggiatori francesi e australiani con i quali abbiamo pranzato e pernottato. Il giorno dopo, dopo aver comunicato i nostri dati e il tragitto alla stazione di polizia abbiamo imboccato la pista attraverso il deserto per arrivare a In Guezzam, il confine col Niger. Durante il tragitto una delle nostre macchine con a bordo il duo Rangoni e Affini sbaglia direzione in una zona ricca di grandi dune e diverse piste che le aggirano e perdono il contatto con il gruppo che procedendo alzava nuvole di sabbia e nessuno si accorse che mancava una macchina fino al punto di ritrovo. Nel frattempo io ero rimasto indietro di alcuni kilometri perchè durante una sbandata sono finito su una roccia appuntita sfondando e bucando il differenziale delle ruote posteriori che iniziò a perdere olio. Riuscimmo a riparare la falla con una pasta di acciaio bicomponente e una volta rimesso l’olio raggiunsi il gruppo. Nel frattempo erano arrivati altri viaggiatori che portavano notizie poco rassicuranti: “Saddam Hussein aveva invaso il Kuait e tutto il popolo Musulmano era in fermento, gli Europei e soprattutto gli Americani non erano sicuri in Algeria”.

The priority was to reach In Guezzam, on the border with Niger to get out of Algeria as soon as possible before they closed the borders. We camped in the desert for the night and we still hadn’t heard from our two missing companions, but in any case we all agreed that in such a situation the appointment with the group would have been at the next stage. On January 18, in the morning, we found the two missing at In Guezzam, fortunately they met an off-road vehicle with an Algerian who showed them the way to get to the border, cutting off the area where we were camped. We all headed for the border barrier to get out of Algeria as soon as possible. The people were in fibrillation and along the way the people in the villages as we passed threw stones at the cars.

La priorità era raggiungere In Guezzam, sul confine del Niger per uscire il più presto dall’Algeria prima che chiudessero i confini. La notte ci accampammo nel deserto e ancora non avevamo avuto notizie dei nostri due compagni dispersi, ma comunque eravamo tutti d’accordo che in una simile situazione l’appuntamento con il gruppo sarebbe stato alla tappa successiva. Il 18 Gennaio, al mattino, ritrovammo i due dispersi a In Guezzam, fortunatamente incontrarono un fuoristrada con un Algerino che gli indicò la pista per arrivare al confine tagliando la zona dove noi eravamo accampati. Ci dirigemmo tutti verso la barriera con il confine per uscire il prima possibile dall’Algeria. Le persone erano in fibrillazione e lungo il percorso le persone nei villaggi al nostro passaggio ci tiravano sassate contro le macchine.

In Assamanka, on the border with Niger we were blocked because no one could give us an exit visa and furthermore there was no certainty that the immigration office would open the next day. We found ourselves in this small village lost on the border with several people who ventured on that track, they were Germans, Australians and French, all fleeing Algeria. We had a nice party around a big bonfire that night despite the tense situation. Luckily the next day we managed to cross the border and arrived in Tahoua. On the track we met a column of tanks heading towards the border, there was tension and they told us that we could not stop. The immigration officer stamped our passports and escorted us 180km from Tahoua to Niamey where we were headed. For the night we stopped and camped in the savannah. On January 22nd we arrived in Niamey and after having sold the machines on the 24th my companions left for Italy by plane. Walter, I and the Rat (this was the nickname of the third adventurer) set off to reach Lomè, in Togo.

Ad Assamanka, sul confine con il Niger siamo rimasti bloccati perchè nessuno ci poteva fare il visto d’uscita ed inoltre non c’era certezza che l’ufficio di immigrazione avrebbe aperto il giorno dopo. Ci ritrovammo in questo piccolo villaggio sperduto sul confine con diverse persone che si avventuravano su quella pista, erano tedeschi, Australiani e Francesi, tutti in fuga dall’Algeria. Facemmo una bella festa attorno a un grande falò quella notte nonostante la situazione di tensione. Fortunatamente il giorno dopo riuscimmo a varcare il confine e arrivammo a Tahoua. Sulla pista incontrammo una colonna di carri armati che si dirigevano verso il confine, c’era tensione e ci comunicarono che non potevamo sostare. L’ufficiale dell’immigrazione ci timbrò i passaporti e ci fece scortare a 180 km da Tahoua verso Niamey, dove eravamo diretti. La notte abbiamo fatto sosta e campo nella savana. Il 22 Gennaio arrivammo a Niamey e dopo aver venduto le macchine il 24 i miei compagni ripartirono per l’Italia in aereo. Io, Walter e il Topo (questo era il soprannome del terzo avventuriero) partimmo per raggiungere Lomè, in Togo, sulla costa d’avorio.

On January 25th we spend the night in a hut in Ouagadugu in Burkina Faso, the dirt track was tough, especially due to the forty degrees and ninety percent humidity. The next day we enter Togo and at night we sleep in the car on the track in the forest. Most of the trail lay in dry riverbeds and if it rained it would be trouble. Unfortunately I don’t have any footage of this stretch but only a few old photos (there were no cell phones) because whoever had the camera had returned with the rest of the group. On January 27th we arrived in Lomè, after a week the Rat returned to Italy while Walter and I settled into two bungalows until February 20th to finally relax on the beach after all that sand, humidity, forests and insects!! The return was an odyssey, our luggage was lost and we arrived in Milan in shorts and slippers. There was snow, I had a fever and after two days they admitted me to the hospital with an outbreak on one lung. After a week, while I was recovering, the Malaria that I had incubating in my spleen broke out. On February 26, 1991, my twenty-sixth birthday, I was dying. After forty-five days of battle, despite the skepticism of the doctors, I emerged victorious. It took me a few months to fully recover but in the end everything returned to normal, apart from that new feeling I felt inside me: The desire to travel wild and free around the world.

Il 25 Gennaio pernottiamo in una capanna a Ouagadugu in Burkina Faso, la pista sterrata è stata dura, soprattutto per i quaranta gradi e il novanta per cento di umidità. Il giorno dopo entriamo in Togo e la notte dormiamo in macchina sulla pista nella foresta. La maggior parte della pista si snodava nei letti di alcuni fiumi in secca e se fosse piovuto sarebbero stati guai. Purtroppo di questo tratto non ho nessun filmato ma solo qualche vecchia foto (non esistevano i telefoni cellulari) perchè chi aveva la telecamera era rientrato con il resto del gruppo. Il 27 Gennaio arrivammo a Lomè, dopo una settimana il Topo rientrò in Italia mentre io e Walter ci sistemammo in due bungalow fino al 20 Febbraio per rilassarci finalmente sulla spiaggia dopo tutta quella sabbia, umidità, foreste e insetti!! Il rientro fu un odissea, ci smarrirono i bagagli e arrivammo a Milano in pantaloncini corti e ciabatte. C’era la neve, io avevo una febbre da cavallo e dopo due giorni mi ricoverarono all’ospedale con un focolaio su un polmone. Dopo una settimana, mentre mi stavo riprendendo, mi scoppiò la Malaria che avevo in incubazione nella milza. Il 26 Febbraio 1991, nel mio ventiseiesimo compleanno, stavo morendo. Dopo quarantacinque giorni di battaglia, nonostante lo scetticismo dei medici ne uscii vincitore. Ci impiegai alcuni mesi a riprendermi del tutto ma alla fine tutto tornò alla normalità, a parte quella nuova sensazione che provavo dentro di me: La voglia di viaggiare libero e selvaggio per il mondo.